COMUNICAZIONE AUMENTATIVA ALTERNATIVA (CAA)
Il termine comunicazione deriva dal latino e significa mettere in comune, far partecipe.
Infatti per comunicazione si intende: il processo e le modalità di trasmissione di una informazione da una persona all’altra, attraverso lo scambio di un messaggio, elaborato secondo le regole di un determinato codice che, nella normalità, è il linguaggio verbale o scritto.
Una comunicazione efficace, pertanto, è essenziale per la vita della persona, ne determina lo sviluppo, gli apprendimenti, le relazioni sociali, l’educazione, il lavoro e la capacità di interagire ed influenzare il mondo che la circonda.
Per la maggior parte delle persone la comunicazione quotidiana, sia verbale o scritta, è un processo facile, efficiente e naturale, tanto da non riflettere minimamente su di essa quando si interagisce con gli altri: faccia a faccia, per telefono, per e-mail o mandando messaggi.
La Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA) si riferisce ad un’area di ricerca e di pratica clinica e educativa. La CAA studia e , quando necessario tenta di compensare disabilità comunicative temporanee o permanenti, limitazioni nelle attività e restrizioni alla partecipazione di persone con severi disordini nella produzione del linguaggio ( language) e/o della parola (speech) e/o di comprensione, relativamente a modalità di comunicazione orale e scritta.
In altre parole, con Comunicazione Aumentativa Alternativa si intendono tutte quelle strategie messe in atto per facilitare la comunicazione di quelle persone che non sono in grado di utilizzare i più comuni canali comunicativi : si definisce aumentativa perché potenzia le possibilità comunicative naturali di una persona partendo dalle risorse comunicative che ancora persistono (residui vocali, strategie compensative, strumenti tecnologici..) e alternativa perché utilizza modalità di comunicazione alternative e diverse da quelle tradizionali.
I primi approcci e applicazioni della CAA risalgono agli anni 50 in America, quando i terapisti della riabilitazione, che proponevano interventi volti al ripristino del linguaggio orale, non rilevarono miglioramenti nella qualità di vita dei loro pazienti. Furono proprio i pazienti con deficit comunicativi ed i loro familiari a proporre un approccio alternativo basato su tabelle alfabetiche, segni convenzionali ecc.., sperimentando quanto questo tipo di comunicazione fosse più efficace.
I primi studi clinici iniziarono in Canada con bambini affetti da paresi celebrale infantile, e portarono allo stravolgimento della terapia logopedia che non puntò più solo a ristabilire un linguaggio orale ma a migliorare la comunicazione con tutti i codici e le modalità possibili. In Italia l’applicazione di questa pratica clinica è piuttosto recente: risale agli anni 80, quando nascono associazioni volte a promuovere la diffusione della CAA (www.isaacitaly.it).
Alcune persone affette da disabilità intellettive, neuromotorie o sensoriali possono avere bisogno di assistenza per parlare o scrivere perché la loro comunicazione gestuale, verbale e/o scritta può essere temporaneamente o permanentemente inadeguata a soddisfare i loro bisogni comunicativi (soggetti con bisogni comunicativi complessi). In alcuni casi inoltre si possono manifestare anche difficoltà nella capacità di comprendere ed elaborare i messaggi ricevuti . Pertanto la comunicazione sia essa in uscita (produzione) o in entrata (comprensione) , può risultare un ostacolo sul piano relazionale o sociale che può inficiare l’integrazione e la fruizione della rete ambientale con cui il soggetto con bisogni comunicativi complessi interagisce, andando a ledere il suo diritto all’autodeterminazione.
Interventi di CAA sono rivolti pertanto a tutte quelle persone che necessitano di assistenza particolare per parlare o scrivere perché la loro comunicazione gestuale, verbale o scritta non è adeguata a soddisfare i loro bisogni comunicativi. Ci sono condizioni congenite, come disabilità intellettive severe, paresi cerebrali infantili, autismo e aprassia nel linguaggio o acquisite, come sclerosi laterale amiotrofica (SLA), sclerosi multipla, traumi cranico-encefalici, ictus del tronco cerebrale che determinano difficoltà nella comunicazione.
Secondo i dati dell’Istat (www.disabilabile.it) in Italia ci sono circa tre milioni di persone disabili vale a dire il 5% dell’intera popolazione di cui 217 mila persone sopra i sei anni hanno difficoltà sensoriali (vista udito parole).
Premesso ciò possiamo affermare che ci sono alcune disabilità, come il ritardo mentale grave o l’autismo, in cui ad essere compromesse non sono le capacità motorie ma è presente un disturbo del linguaggio che impedisce di integrarsi con l’ambiente; queste persone possono avere difficoltà sia nella produzione che nella comprensione del linguaggio, accompagnate anche da difficoltà nella letto scrittura. Comunicare diventa quindi una barriera, soprattutto se è una comunicazione che passa, come nella normalità, attraverso il linguaggio verbale o scritto . Da qui l’esigenza di comunicare attraverso metodi alternativi come la comunicazione aumentativa alternativa (CAA).
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